Marcantonio Lunardi | INDUSTRIAL

In occasione della prima mostra antologica del videoartista Marcantonio Lunardi, “Tra Metafora e racconto socialealla GAMC di Viareggio dal 12 ottobre 2019 al 12 gennaio 2020, ho avuto l’enorme piacere di scrivere il testo introduttivo al progetto Industrial esposto nell’ultima sala a chiusura del percorso espositivo

Con l’avvio del processo di industrializzazione, la forma storica delle città europee ed americane, secondo il filosofo francese Lefebvre, ha cominciato a cambiare e ad esplodere. Dalla città-opera si passa alla città-prodotto e allo “spazio misurato e dominato dagli splendori monumentali” si sostituisce lo spazio alienato ed alienante delle moderne periferie cementizie, che amplificano ed esplodono i confini della città, dal cui centro vengono allontanate intere classi di popolazione, riconfinate poi in queste aree. Nel XX e XXI secolo la crisi della forma della città contemporanea ha assunto nuove caratteristiche di espansione ed esplosione, con fenomeni paradossali di urbanizzazione. “Molti nuclei urbani antichi si degradano o si spengono”, perché abbandonati dalla popolazione benestante, che si trasferisce nei sobborghi di periferia. Successivamente, come spiega il geografo Neil Smith, dalla fine degli anni ’80, i centri storici vengono reinventati attraverso il processo di gentrificazione, mentre le periferie tornano ad essere ripopolate dai nuovi poveri emarginati delle altre aree urbane. In un continuo processo globale di conversione e riconversione, che segue una logica “strategia politica e geografica di espropriazione e riconquista economica”.

In questo contesto le serie fotografiche di Marcantonio Lunardi, si inseriscono con lo sguardo originale della fotografia virtuale, assumendo significati importanti nella restituzione di atmosfere sintomatiche alla comprensione della situazione contemporanea del paesaggio urbano, con cui ci scontriamo quotidianamente. Attraverso l’esplorazione virtuale di contesti reali e la sperimentazione del punto di vista in ambito virtuale, possibile grazie ai nuovi software messi a punto da Google per la trasposizione in 3D della realtà, l’artista naviga nella traduzione digitale di paesaggi di frontiera osservandoli con la sua net-camera. Google Earth diviene l’occhio dell’artista, che sfrutta quelli che sono gli errori di traduzione del software per la generazione degli scenari tridimensionali. Ciò che restituiscono queste foto, è la parvenza di qualcosa che non è fermo. Premoniscono un’atmosfera di cambiamento in atto, di paranoico fermento del tessuto urbano. Paesaggi inquieti, in trasformazione. L’artista scruta lo spazio da punti di visione non previsti dal software di navigazione, da cui le strutture architettoniche si lasciano attraversare, sfruttandone le anomale reinterpretazioni, depositate poi sulla carta. Testimonianze materiali dell’immateriale digitale sottoposto alle leggi di obsolescenza tecnica e di volatilità del supporto, che divengono il prolungamento materiale degli archivi digitali. Scatti irripetibili e documento, tangibile e verificabile, degli errori di interpretazione tridimensionale nella realtà virtuale, che una volta corretti spariranno e non saranno più sfruttabili dall’artista.

ENGLISH VERSION

With the start of the industrialization process, the historical form of European and American cities, according to the French philosopher Lefebvre, began to change and explode. From the city-work one passes to the city-product and to the “measured space dominated by monumental splendours” the alienated and alienating space of the modern concrete suburbs is replaced, which amplify and break the boundaries of the city, from whose center entire classes of population are pushed away, then reconfined into these areas. In the twentieth and twenty-first century the crisis of the shape of the contemporary city has taken on new characteristics of expansion and explosion, with the paradoxical phenomena of urbanization. “Many ancient urban nucleuses deteriorate or are extinguished”, because they become abandoned by the wealthy population, who moved to the peripheral suburbs. Subsequently, as the geographer Neil Smith explains, since the end of the 1980s, the historical centers have been reinvented through the process of gentrification, while the suburbs have returned to be repopulated by the new poor marginalized by the other urban areas. In a continuous global process of conversion and reconversion, which follows a logic “political and geographical strategy of expropriation and economic reconquest”.

In this context, the photographic series by Marcantonio Lunardi fit into the original gaze of virtual photography, taking on important meanings in restoring atmospheres symptomatic to understanding the contemporary situation of the urban landscape, with which we clash daily. Through the virtual exploration of real contexts and the experimentation of the virtual point of view, possibly due to the new software developed by Google for the 3D transposition of reality, the artist navigates the digital translation of frontier landscapes by observing them with his net-camera. Google Earth becomes the artist’s eye, which exploits the software translation errors for the generation of three-dimensional scenarios. What these photos show is the appearance of something that is not still. An atmosphere of change in progress prevails, of paranoid ferment of the urban fabric. Restless landscapes, in transformation. The artist scrutinizes the space from points of view not foreseen by the navigation software, from which the architectural structures can be traversed, exploiting the anomalous reinterpretations, then deposited on paper. Material evidence of the digital immaterial subjected to the laws of technical obsolescence and volatility of the support, which become the material extension of digital archives. Unique shots and a tangible and verifiable document of errors in three-dimensional interpretation in virtual reality, which once corrected will disappear and can no longer be utilised by the artist

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